mercoledì 30 luglio 2014

" Pitta avanti furnu " , un pane dal sapore antico.




 E' un prodotto antichissimo, dalla forma di ciambella schiacciata con un buco centrale.
Quando  si faceva il pane nel forno a legna, le massaie dopo aver infornato tutti i pani con grande maestria, davanti alla bocca del forno mettevano delle pagnotte stese ed allargate con le mani affinchè non gonfiassero tanto e cuocessero subito. Da ciò è nato il detto " pari na pitta  avanti furnu"  per indicare una persona che sta sempre davanti a tutti quando c'è da vedere qualcosa e naturalmente intralcia gli altri.
 La pitta una volta sfornata, veniva spezzata con le mani, partendo dal buco centrale, per essere certi che la  pasta era ben lievitata o " cresciuta", come si dice dalle mie parti. Alcune volte le pitte venivano tagliate a metà e rimesse in forno per diventare frese oppure venivano mangiate imbottite con ciò che si aveva in casa o semplicemente condite con olio, origano e peperoncino piccante.
La pitta è un pane molto antico: gli egiziani e i babilonesi mangiavano una schiacciata condita con erbe aromatiche; gli antichi greci usavano la pitta come piatto ( chiamate mense ) su cui deporre i cibi a tavola e quando la fame era tanta mangiavano anche quelle , così come ci descrive Virgilio  nell'Eneide al libro Settimo:" Altro per avventura allora non v'era di che cibarsi. Onde, finiti i cibi, volsero per fame a quei lor deschi i denti".
Anche se originariamente e comunemente la pitta è una focaccia salata, in alcune regioni meridionali diventa un dolce nuziale, come conferma un contratto di nozze del 1728 :" ... a far la bocca dolce ai commensali penserà la famiglia dello sposo, che a fine pranzo dovrà affaire la pitta 'pigliata preparata anzitempo curando che la pitta sia di finezza giusta".
E  un sonetto napoletano del 1646 recitava così: " O bella, bella de le maiorane fammi la pitta quando fai lo pane" ( notizie tratte dal web ).
La pitta resiste ancora oggi, è un'ottima alternativa al pane e più o meno farcita va bene per colazione, merenda, cena e sicuramente per un pranzo fuori porta. 
La ricetta della pitta non è altro che quella del pane, io la preferisco con un impasto fatto unicamente con farina di grano duro, il bel colore dorato che prende durante la cottura mi dà una sensazione di calore e mi ricorda il nostro bel sole che in questi giorni sta facendo il birichino.
Ingredienti
500 gr di farina di grano duro
metà cubetto di lievito di birra
50 ml di olio
un cucchiaino di sale
300 ml di acqua (quanta ne prende la farina)
Preparazione
Setacciate la farina sulla spianatoia, fate un buco nel centro, mettete il lievito sbriciolato e versate l'acqua poco alla volta. Iniziate ad impastare e aggiungete il sale e l'olio. Lavorate l'impasto, poi formate una palla, incidetevi sopra un segno di croce con un coltello e mettete a lievitare.
Trascorso il tempo di lievitazione, prendere l'impasto e con l'aiuto di un dito, iniziate a praticare un buco al centro, allargandolo sempre di più.



 Poi con l'aiuto di tutte e due le mani trasportate la pitta su una tortiera ricoperta di carta forno e fate lievitare per altri 30 minuti. Prima di infornarla con le mani unte d'olio schiacciatela in modo che non gonfi troppo durante la cottura. Infornate in forno già caldo a 200° per 30 minuti circa. Appena uscita dal forno fatela intiepidire coprendola con uno strofinaccio.




Con questa dose ho preparato due pitte: una l'ho farcita con peperoni fritti ( qui ); 



l'altra l'ho schiacciata maggiormente e una volta sfornata l'ho tagliata in due parti e rimessa in forno per 20 minuti sempre a 200°. In questo modo si ottengono le " frese ": prima di farcirle si bagnano con l'acqua e si fanno asciugare in un canovaccio. 


Questa fresa è "conzata" con melanzane grigliate e un'insalata di pomodori e cipolle, infine del tonno sbriciolato, un filo d'olio evo e una spolverata di origano fresco.  Certamente  gli ingredienti variano a nostro gusto e disponibilità. In tutti i casi la fresa " conzata" rappresenta il piatto estivo   che rappresenta al meglio la dieta mediterranea.


Con questa pitta partecipo alla raccolta di Panissimo, evento creato da Barbara e Sandra e ospitata questo mese da  Sandra.


sabato 26 luglio 2014

Torta integrale con noci pesche



I dolci sulla mia tavola non mancano mai, non c'è bisogno di un'occasione particolare ma soltanto del desiderio di provare qualche nuova ricetta o semplicemente di riassaporare un dolce gustato più degli altri. Certamente in questo periodo accendere il forno non è da poco, oggi abbiamo avuto un tempo altalenante tra sole splendente e nuvole, però è sabato e per il fine settimana una torta è d'obbligo. Così mi sono decisa per una torta, ma light e non ho nemmeno esagerato con le dosi, infatti ho utilizzato uno stampo mignon (comprato non molto tempo fa ) di appena 18 cm di diametro. Ho scritto light perchè effettivamente ho utilizzato farina integrale di grano tenero, miele e zucchero di canna. Nei miei piatti cerco di usare spesso prodotti della mia terra e per questo dolce sono ricorsa al profumo e al sapore intenso e delicato del miele di bergamotto, un agrume che cresce unicamente sulle coste ioniche della Calabria, proprio sulla punta dello stivale, tra il mare e l'Aspromonte.
Ingredienti
150 gr di farina integrale
3 uova
100 gr di burro
3 cucchiai di miele di bergamotto
mezza bustina di lievito
3 noci pesche
succo di un limone
un pizzico di sale
Per la glassa: 2 cucchiai di miele, un cucchiaio di zucchero di canna
Preparazione
Tagliate le noci pesche a pezzetti e mettetele a macerare per un'oretta nel succo del limone.
Lavorate burro e miele per ottenere un composto spumoso cui unirete le uova, uno alla volta. Mescolate farina e lievito ed unitevi un pizzico di sale. Imburrate ed infarinate uno stampo, versatevi l'impasto e disponete la frutta, affondandola leggermente. Sciogliete il miele in un pentolino con un cucchiaio di zucchero di canna e versatelo sulla torta con dei fiocchetti di burro.


Infornate per 30/ 40 minuti circa a 180°.


Una volta fredda spolverizzate la torta con zucchero a velo, se lo desiderate.





Con questa ricetta partecipo al contest di La cultura del frumento


mercoledì 23 luglio 2014

Frittura di " fragagghia "




Frittura di Fragaglia, una delle fritture più amate e ricercate di sempre, tipica del meridione d'Italia. Trovare questo misto di pesce non è molto facile, infatti l'unico modo per trovarlo sui banchi delle pescherie è sperare che qualcuno vada a pesca con una rete a strascico. E a questo punto più di uno torcerà il naso perchè con questo tipo di rete si pesca di tutto arrecando danni enormi all'ambiente marino. Certamente pensare di abolire la pesca con le reti a strascico è impensabile, sarebbe comunque opportuno aumentare il numero delle riserve marine e delle zone da cui escludere questo tipo di pesca.
 E adesso torniamo a questa frittura particolarmente gustosa che si mangia per intero e soprattutto con le mani. I freschissimi pesciolini di piccole dimensioni fritti e mangiati caldi stimolano le nostre papille con il sapore deciso della crosticina esterna e la delicatezza delle carni interne. Nella mia frittura c'erano merluzzetti, vope, alici e tantissimi trigliozzi  dai colori vividi  e brillanti e dal profumo di mare.
Ingredienti
500 gr di fragaglia
farina di semola di grano duro
olio di arachide
sale
limone
cipolla rossa di Tropea
Preparazione
Lavate con curai pesciolini e sgocciolateli bene. Infarinateli e trasferiteli in un colino per eliminare la farina in eccesso; poi tuffateli in una padella con abbondante olio caldo e friggeteli fino a doratura. Sgocciolateli, quindi, con un mestolo forato poneteli a perdere l'unto su carta da cucina. Cospargeteli, infine di sale e peperoncino rosso in polvere ( piccante o dolce, dipende dai vostri gusti ). Io ho servito la frittura su un letto di cipolle rosse di Tropea e guarnendola con spicchi di limoni.



 Per contorno ho preparato questa gustosa insalata con pomodori e foglioline di Portulaca o Porcellana ( da noi andraca ).






domenica 20 luglio 2014

La " Lestopitta " ovvero pitta veloce



20 Luglio 2014: terzo appuntamento con  l'Italia nel piatto---Piatti freddi



La Calabria con il suo vasto territorio e la sua lunga storia caratterizzata da invasioni, conquiste e continue migrazioni di popoli, presenta culture, dialetti e tradizioni fortemente diversificate tra loro. Questo spiega come la tradizione gastronomica varia di zona in zona portando con sè le proprie peculiarità. E' il caso della Lestopitta, il tipico pane di Bova, cittadina ricadente nell'aria grecanica, la vecchia Chora ( capitale ) per antonomasia dei greci di Calabria. Pensate che i più anziani parlano ancora correttamente il greco antico o meglio la sua variazione magnogreca e le strade sono indicate in 3 lingue: italiano, greco con caratteri latini e greco con caratteri greci. La Lestopitta o pitta veloce ( lesto è sinonimo di veloce in dialetto calabrese ) è simile al  pane azzimo di cultura ebraica, in quanto priva di lievito; e un insediamento ebraico  è storicamente provato nella città di Bova. Anticamente le brave massaie quando in casa non c'era il pane facevano la Lestopitta impastando farina, acqua e sale. Si lavorava fino ad ottenere un composto omogeneo che poi si spianava e si friggeva in olio bollente. Ancora oggi la ricetta della Lestopitta è rimasta identica, una volta fritta viene consumata condita con olio e sale e peperoncino, farcita con ciccioli di maiale, con salumi e formaggi locali, con la salsiccia arrostita e con tutto ciò che più ci piace. 


Bova, uno de Borghi più belli d'Italia

Ingredienti
farina di grano tenero o duro, acqua, sale ed olio evo (io grano tenero )
Preparazione
Impastate la farina con un pizzico di sale, acqua tiepida e un filo d'olio e formate un panetto morbido  che, avvolto in un canovaccio inumidito, farete riposare per qualche ora in frigo. Trascorso questo tempo  riprendete la pasta e dividetela in palline di uguale misura. Con il mattarello spianatele in sfoglie sottilissime ( nella versione originale hanno un diametro di 10/15 cm ). Mettete sul fuoco una padella con olio e friggete una Lestopitta alla volta, prima da un lato e poi dall'altro.



Le mie Lestopitte sono più piccole, una per ogni commensale; per la farcitura  ho utilizzato la peperonata e un'insalata di pomodori: appetitose tutte e due, sono sparite subito. Una ricetta estiva veloce e semplice, oltre che economica, che potrete gustare in qualsiasi momento della giornata .
Ma la Lestopitta è buona anche nella versione dolce, noi infatti l'abbiamo gustata con il miele di bergamotto, un abbinamento perfetto visto che il microclima particolarmente dolce del territorio grecanico consente la coltura di questo agrume dal profumo intenso.

                                 

E adesso andiamo a scoprire i piatti delle altre regioni partecipanti

Trentino Alto Adige: Pomodori estivi ripieni 
 http://afiammadolce.blogspot.com
 Veneto: Crostini di polenta alla montelliana
 http://ely-tenerezze.blogspot.icom
Lombardia:  Torta fredda di patate, fagiolini e raspadura con salsa tonnata
 http://kucinadikiara.blogspot.com
Liguria: Insalata di pomodori e bottarga
 http://arbanelladibasilico.blogspot.com
Emilia Romagna: Spinacino ripieno/ 
 http://zibaldoneculinario.blogspot.com
Marche: Suri sottovento / 
http://lacreativitaeisuoicolori.blogspot.com
Umbria: Frittata con i fiori di zucca /
 http://amichecucina.blogspot.
Molise: A serbetta /
 http://lacucinadimamma-loredana.blogspot.com
Campania: Insalata di polpo al profumo di limone / 
www.isaporidelmediterraneo.it
Puglia: Le friselle / 
 http://breakfastdadonaflor.blogspot.com
Sardegna: Fregola con verdure all'insalata
  http://blog.giallozafferano.it/vickyart/







lunedì 14 luglio 2014

Pochette Sissi e la scogliera di Pietragrande




Rafia: l'estate è la stagione di questo filato leggero, colorato, facile da usare. Solitamente con la rafia si realizzano bellissime borse e cappelli per la spiaggia, ma anche shopper praticissime e al contempo molto chic. Ultimamente sono tanti i brand dell'alta moda che hanno inserito nelle proprie collezioni di borse estive proposte realizzate in rafia . Ma io per ovvi motivi sono per il fai da te e siccome mi piace l'idea di avere accessori di tutte le forme e colori ( non sono mondana però! ), realizzo borse e borsine in quantità. Le tracolle sono le mie preferite, probabilmente per il gusto retrò che riescono quasi sempre a trasmettere.
La fattura della Sissi è molto semplice: un rettangolo lavorato a punto basso e punto canestro piegato a metà e unito con dei punti nascosti. Rifinita  a punto gambero è impreziosita da fili di paillettes e nastro di organdis. Foderata con raso nero, ha una chiusura a strappo e una tracolla di cordoncino nero. Una creazione handmade elegante realizzata con un materiale povero considerato come adatto esclusivamente  per un look da giorno.





Adesso vi chiederete perchè ho accostato la pochette alla scogliera di Pietragrande. Perchè in questa zona ci sono i più suggestivi e rinomati locali notturni della costa ionica, alcuni dei quali si trovano proprio sulla scogliera, all'aperto, su un panorama mozzafiato. Ci troviamo nel cuore della Costa degli Aranci, nel centro del Golfo di Squillace. Il territorio è caratterizzato da una costa alta e quindi da rocce e scogli a picco sul mare. In località Caminia le rocce ospitano pittoresche grotte, dalle cui pareti scendono piante di capperi lunghissime. Le montagne che scendono giù sino alla costa sono ricche di macchia mediterranea con un'infinità di colori e di profumi. Il mare  con i suoi colori cangianti, dal blu cobalto al verde smeraldo e con i suoi fondali cristallini fa da sfondo a questa natura già di per se fantastica. La zona è ricca di reperti e monumenti delle civiltà normanne e bizantine che in Calabria hanno lasciato numerose testimonianze.


Copanello, una delle tante rinomate località balneari.
Alcune spiagge, come questa, possono essere raggiunte solo da mare.

( Immagini tratte dal web )

giovedì 10 luglio 2014

Frittata di patate e cipolle



Questa è una di quelle ricette che fanno parte del mio patrimonio genetico. E' una ricetta che adoro, che rappresenta il mio cavallo di battaglia, che sa di casa. E' semplice e appetitosa; è buona calda o fredda, a pranzo o a cena. Sempre.
Ingredienti
4  patate medie
2 cipolle rosse di Tropea
6 uova
pecorino calabrese grattugiato
sale q.b.
olio evo
salsa di pomodoro
nduja
caciocavallo silano.
Preparazione
Preparate un sughetto facendo rosolare un pò di cipolla in un tegamino, aggiungete della salsa di pomodoro e della nduja ( non esagerate) e fate cuocere dolcemente per 10 minuti circa.
Sbucciate, lavate e tagliate a spicchi le patate e le cipolle. Scaldate l'olio in una padella antiaderente, versate il tutto, fate rosolare e continuate la cottura.


Nel frattempo sbattete le uova, salatele e aggiungete il pecorino grattugiato.Quindi versate il composto direttamente nella padella e continuate la cottura a fuoco lento in modo che la frittata possa cuocersi in modo uniforme anche all'interno. Giratela con l'aiuto di un piatto per avere la stessa doratura da entrambi i lati.


Quando sarà ben cotta fatela scivolare su un piatto che possa andare in forno,versate sulla sua superficie il sugo già pronto e scaglie di caciocavallo. Infornate per pochi minuti, finchè il formaggio non si è sciolto.
Gustatela tiepida con una buona insalata di pomodori alla calabrese.




domenica 6 luglio 2014

Cestino con frutta fresca







Torta alla frutta fresca, un classico che non stanca mai e che accontenta tutti i palati. Perfetta per le feste estive, è facile da preparare e anche molto scenografica perchè potete decidere di decorarla con la frutta che vi piace di più. E in questo periodo c'è solo l'imbarazzo della scelta. Certamente in estate utilizzo la panna in minima parte, mentre in altri periodi mi piace pannosa.
Per questo cestino ho utilizzato un pds, della crema pasticcera al limoncello e della frutta di stagione. Un sapore fresco accentuato dal lieve retrogusto del limoncello.

Ingredienti
Pan di spagna
6 uova
200 gr di zucchero
200 gr di farina
1 bustina di lievito
burro per lo stampo
Mettete uova e zucchero in una ciotola e montate per 20 minuti circa. Quando il composto è pronto versate delicatamente la farina e il lievito setacciati. Imburrate e infarinate una tortiera, versate l'impasto e infornate in forno già caldo, a 180° per 30 minuti circa.

Crema pasticcera 
Preparate 500 ml di crema pasticcera ed aromatizzatela con un bicchierino di limoncello.

Macedonia
Tagliate a pezzetti le fragole, le ciliegie, le nocipesche e le pesche ( sbucciate ); spremete un limone e amalgamate con un cucchiaio di zucchero. Fate riposare in frigo per qualche ora.

Preparazione
Tagliate la calotta superiore al pds, con un coltellino svuotatelo dalla mollica e lasciate intorno un bordo di 1 cm. In una ciotola mescolate la mollica sbriciolata con la crema e la frutta sgocciolata. Bagnate il guscio di pds con lo sciroppo della macedonia e riempitelo con la farcia. Ricoprite con altra mollica e tenete in frigo per un paio d'ore in modo che il ripieno si rassodi.


 Decoratela infine con ciuffi di panna montata e altra frutta, che potrete lucidare con la gelatina come ho fatto io, oppure con una spolverata di zucchero al velo. Infine, visto che serviva per una festa, l'ho resa più presentabile legandola con un bel nastro verde.







venerdì 4 luglio 2014

Pitta di pane


Pane significa abbondanza, fraganza, tradizione, manualità, convivialità; ricordo di antiche usanze quando la pasta del pane era prima lavorata e fatta lievitare in un contenitore caratteristico, in dialetto calabrese "majida", e poi abilmente foggiata in grosse pagnotte sulle quali veniva impresso il segno della croce prima di infornarle nel forno arroventato con legna secca e odorosa. Il pane, per noi calabresi, è il cibo per eccellenza. Quasi avvolto da un alone di sacralità, che trapela nelle usanze di non mettere mai il pane con la faccia di sotto, ma sempre di taglio; nella raccomandazione che i grandi facevano ai noi bambini di baciare il pane prima di mangiarlo o se cadeva a terra; di non sprecarne nemmeno una briciola, che sarebbe stato peccato...
 Continua la mia esperienza della panificazione, mi piace sentire il profumo del pane appena sfornato e mi entusiasma l'utilizzo di altre farine. Il mio cruccio  è la difficoltà a mantenere in vita il lievito madre. Ma, da testarda calabrese, non mi arrendo.
 Il pane  che vi posto ha la forma di una pitta, cioè di una ciambella con il buco molto eccentuato. In un prossimo post vi farò vedere come schiacciandola prima di infornarla si ottiene la pitta "avanti furnu " che può essere farcita in mille modi.

Ingredienti
400 gr di farina di grano duro rimacinata
200 gr di farina 0 manitoba
mezzo cubetto di lievito di birra
50 ml di olio evo
 un cucchiaino scarso di sale
300 ml di acqua ( se occorre se ne può aggiungere ).
Con questa quantità di farina ho fatto la pitta e 2 filoncini.

Preparazione
Setacciate su una spianatoia  le farine, fate un buco al centro, mettete il lievito sbriciolato e poco alla volta l'acqua. Iniziate ad impastare e aggiungete l'olio e il sale. Lavorate per almeno 15 minuti fino ad avere un impasto elastico. Fate lievitare. A questo punto rovesciate l'impasto sulla spianatoia infarinata, piegatelo su se stesso prendendo i 4 lati uno alla volta. Aiutandovi con la semola formate la pitta e fate lievitare ancora per 3 ore. Cuocete in forno già caldo  a 220° per 15 minuti con un pentolino d'acqua sul fondo, poi abbassate la  temperatura a 200°, rimuovete il pentolino e proseguite la cottura per altri 30 minuti circa. Fate raffreddare nel forno spento su una griglia.



Prima
Dopo



Il pane è venuto molto morbido, ben alveolato e con una crosticina sottile.


Una bontà unica se mangiato caldo con un filo d'olio e origano.