martedì 31 dicembre 2013

Auguri per un felice Anno Nuovo




Auguri...

A quegli amici su cui posso contare senza riserve;
A chi c’è sempre nel momento del bisogno;
A chi non si dimentica, nemmeno una volta, di perdonare i miei errori
a chi c’è sempre, nonostante gli sbagli,
a chi mi sorride, anche se prova dolore nel cuore,
a chi usa gentilezza senza aspettarsi nulla in cambio,
a chi osa amare, sorridere, sperare e mi insegna a farlo.
A tutti voi amici sinceri,
Auguri di Cuore! Buon Anno Nuovo!

Stephen Littleword, Piccole cose

E' il primo Capodanno che passo insieme a voi, cari amici blogger, e nonostante il poco tempo a disposizione non posso non inviare a voi tutti che mi siete stati vicini in questo anno un mondo di auguri per un nuovo anno ricco di salute e serenità.
Buon Fine Anno

martedì 10 dicembre 2013

Rotolo di fichi secchi





La tradizione di consumare fichi secchi a Natale proviene dall'antica Roma, infatti durante le feste di inizio anno dedicate al dio Giano i romani si scambiavano come dono beneagurante  fichi e datteri accompagnati da ramoscelli d'alloro. Di questa tradizione non ne sapevo niente, ma di sicuro so che  i  frutti copiosi del fico sono stati considerati in tempi di carestia il pane dei poveri, perchè freschi o essiccati, contribuivano a sfamare la popolazione essendo fonte naturale di energia grazie al loro contenuto zuccherino. Durante la stagione estiva i fichi venivano raccolti e poi essicccati al sole  sui "cannizzi " per un tempo di circa due settimane. Venivano conservati poi dentro dei sacchi di juta "ciurmedi" e consumati al naturale o ripieni con le noci durante  le festività natalizie. In questo periodo sulla tavola  dei calabresi non  mancano mai  i fichi" mpurnati " ( al forno ), " i crucetti "( quattro fichi secchi farciti con noci, mandorle e scorzette di agrumi disposte a croce ) , " i hetti " ( fichi secchi al naturale infilati in canne ).
 Il dolce che posto oggi lo preparava una zia di mio marito ed è una vera golosità. In parte l'ho variato, in quanto nessuno ricorda la ricetta originale. 
Ingredienti
 300 gr di fichi secchi
 50 gr di mandorle tostate
 50 gr di noci
cubetti di arancio canditi
scorze e succo di mandarino calabrese
vino cotto q.b.
2 cucchiai di marmellata d'uva
foglie di limone o arancio
miele di zagara
Le grammature sono puramente indicative, tutto dipende dalla grandezza del rotolo e da quanto lo vogliamo ricco di frutta secca.
Preparazione
Dopo aver tolto il peduncolo ai fichi, tagliateli a pezzetti e metteteli a macerare con il vino cotto almeno per una giornata.



 Tritate grossolanamente le mandorle, le noci e le scorze di mandarino.
Trascorso il tempo indicato  frullate ( io con il Bimby ) i fichi. In una ciotola versate i fichi,  la frutta secca, l'arancia candita, il succo di mandarino, la marmellata e due cucchiai di miele di zagara. Impastate il tutto e se il composto vi sembra un pò asciutto aggiungete. un pò di vino cotto o succo di mandarino. Formate adesso un rotolo, avvolgetelo nelle foglie di limone ( la zia usava il lauro ) e poi nella carta di alluminio.



 Infornate per 15' a 160°. Sfornatelo, eliminate le foglie e fatelo riposare qualche giorno  prima di tagliarlo a fette . Volendo si può conservare in frigo avvolto in carta forno.


    


Con una parte dell'impasto ho preparato dei bonbon, alcuni li ho ricoperti di cioccolato, altri li ho rotolati nella granella di pistacchi.



PS... con questo delizioso e calorico rotolo chiudo il 2013, sarò infatti assente per più settimane.
Ringrazio tutti per la stima e l'affetto che mi avete dimostrato in  questi mesi. Sono contenta di far parte di questa numerosa famiglia che giorno dopo giorno regala un pò del suo tempo e delle sue passioni. Un  grazie particolare alla mia amica Edvige che nonostante  gli oltre 1000 km che ci dividono sento vicina con il suo affetto e la sua simpatia . 


Susumelle





Questi sono  dolcetti antichissimi, ben radicati nella tradizione natalizia calabrese e le cui origini si perdono nelle  notti d' Oriente vista la generosità di spezie tra gli ingredienti. Preparati rigorosamente a mano con un impasto a base di miele e frutta secca, sono originari di alcuni comuni della provincia di Reggio Calabria e di Vibo Valentia.   
Il nome susumella deriva dalla parola - carezza -: un nome adatto per identificare la delicatezza e la bontà di questi biscottini di pasta dolce. Una carezza  per gli occhi tentati dalla glassa bianca e dal cioccolato fondente, una carezza  per l'olfatto a causa del profumo del miele e del mandarino e una carezza per il palato per una golosità unica.

Ingredienti
farina 00 q.b. ( circa 300 gr ) 
100 gr di miele di castagno o zagara ( io castagno ) intiepidito
100 gr di zucchero
10 gr di ammoniaca
un pizzico di cannella in polvere
 chiodi di garofano ( io no )
bucce di mandarino calabrese tritate finemente
un cucchiaino di cacao amaro
 100 gr di uva passa, noci e cubetti di arancia candita 
vino cotto
latte
200 gr di cioccolato fondente per la copertura (io glassa al cioccolato della Paneangeli )

Preparazione
Mettete l'uva passa a bagno in un pò di vino cotto o vino liquoroso per mezz'ora e poi strizzatela bene. Tritate i gherigli di noce finemente. In due dita di latte caldo sciogliete l'ammoniaca, deve fare la schiuma. In una ciotola capiente versate la farina, l'ammoniaca, il miele e via via tutti gli altri ingredienti. Amalgamate bene fino ad avere un composto compatto. Tagliatelo a tocchetti e con le mani inumidite cercate di ottenere delle forme ovali o romboidali. Disponete i biscotti ( ben distanziati ) in una teglia ricoperta con carta forno e infornate  per 15' a 180° in forno preriscaldato.  Una volta estratti dal forno fateli raffreddare e poi procedete alla glassatura che potete fare sia con il cioccolato bianco che fondente.
Volendo si può anche utilizzare una glassa con zucchero e albume d'uovo.

















"Mo' veni Natali, non haiu dinari
mi pigghiu la pippa e mi mentu a fumari "




venerdì 6 dicembre 2013

"A cupeta"



Continuiamo con la degustazione dei dolci natalizi della tradizione calabrese. Oggi è la volta del " torrone dei poveri", un croccante a base di "giurgiulena" (sesamo) che nel mio territorio prende il nome di " cupeta" o "cumpettu".
La "cupeta"  è il dolce tipico di Montepaone preparato con sesamo, miele, vin cotto e vari aromi per dare un tocco di sapore più intenso. E' un dolce tipicamente natalizio in quanto la presenza del miele non consente il perfetto mantenimento durante il periodo estivo.  La preparazione del dolce dal punto di vista esecutivo non è molto difficile, ma avere la ricetta giusta lo è. I "mastri cupetari" infatti la tengono segreta ! 
Quella che vi presento è la mia versione, lontana mille miglia dalla ricetta del "mastro cupetaro" per eccellenza Bruno Platì, ma ugualmente buona.

Ingredienti
250 gr di sesamo
1/4 di vin cotto
100 gr di miele millefiori
50 gr mandorle sgusciate leggermente tostate 
bucce di mandarino calabrese

Preparazione
Pulite i semi di sesamo dalle impurità, lavateli e fateli asciugare all'aria. Per una buona riuscita del croccante il sesamo deve essere asciutto, perciò è consigliabile tenerlo nel forno caldo per una decina di minuti, prima di usarlo.
Versate il vin cotto in una padella, aggiungete il miele e fatelo sciogliere a fuoco moderato, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Unite il sesamo sempre rimestando e quando avrà assorbito tutto il miele e avrà preso un bel colore dorato, aggiungete le mandorle e la buccia del mandarino grattugiata. Rimescolate ancora e poi versate il composto  sul piano di lavoro  inumidito con succo d'arancia. Mentre è ancora caldo con la metà di un'arancia stendetelo e appiattitelo in uno strato alto un centimetro. Infine con un coltello dalla lama larga ritagliate tanti piccoli rombi. Lasciateli raffreddare e poi sistemateli in un vassoio su delle foglie fresche di arancio o di limone.




PS... Tradizionalmente preparata per le fiere, la "cupeta" è un croccante in via d'estinzione e pertanto è stato riproposto dal convivium Slow food di Soverato secondo l'antica ricetta di Bruno Platì.

lunedì 2 dicembre 2013

Mostacciolo calabrese ripieno





Casa mia sa già di Natale. Mi piace preparare tutto in anticipo così me la posso godere insieme ai miei cari. Ho spacchettato tutto  e dopo prove e riprove tutto è finalmente al suo posto: la mia collezione di Babbo Natale, gli angioletti e i  miei presepi. Marito e figlio mi guardano con un sorrisetto ironico mentre corro di qua e di là, ma il bello delle feste  e di questa in particolare è essere indaffarati.
Dopo gli addobbi mi dedico alla cucina o per meglio dire alla pasticceria, infatti per un pò posterò solo dolci e lascerò da parte il salato. Anche se non disdegno dolci di altre regioni, per il Natale preparo unicamente dolci calabresi: uno più buono dell'altro .
 Il mostacciolo di oggi in verità è un prelibato rotolo ripieno di cioccolato fondente e mandorle. Vi consiglio di provarlo perchè è veramente gustoso. Nei prossimi giorni potrete gustare ( virtualmente! ) altre specialità come le susumelle, la pignolata, i petrali e la cupeta . Certamente in ogni famiglia abbiamo la nostra ricetta personale, ma tutti i dolci sono buoni e legati alla nostra tradizione culturale e religiosa. Questo mostacciolo è tipico del territorio di San Giovanni in Fiore, io però ho avuto la ricetta da una nonnina di Caccuri, un bellissimo borgo medievale del crotonese.

Ingredienti
1 kg di miele di castagno
300 gr di mandorle tostate
300 gr di cioccolato fondente
farina 00 quanto ne prende l'impasto
1 uovo e un tuorlo
1/2 cucchiaino di bicarbonato

Preparazione impasto
Sciogliete il miele a bagnomaria. In una ciotola versate della farina, le uova e lavorate con le mani; unite il bicarbonato e il miele. Aggiungete altra farina  fino ad ottenere un impasto omogeneo simile alla pasta frolla.




Ripieno
Sciogliete il cioccolato a bagnomaria, aggiungete 3 cucchiai di miele e le mandorle tostate.



 Stendete l'impasto con il mattarello su carta forno in una sfoglia rettangolare e mettete il ripieno nel mezzo.




 Arrotolatelo dal lato più lungo e infornatelo in forno statico preriscaldato a 160° per 20 minuti circa.  Dovrà raggiungere un colore dorato.




Una volta freddo ( meglio il giorno dopo ) tagliatelo a fette sottili.






P.S. Con queste dosi otterrete due rotoli che, se avvolti in un tovagliolo, si conserveranno per parecchi giorni.





lunedì 25 novembre 2013

Zippuli e ' castagni ( zeppole con farina di castagne)



La castagna è un prodotto che ha da sempre accompagnato la vita dell'uomo. Nei periodi di carestia lo ha sfamato non a caso venne chiamata da Pascoli " l'italico albero del pane ". Le castagne erano una risorsa insostituibile per i contadini perchè  facevano le veci sia del pane che del companatico. E inoltre erano e sono tuttora il cibo degli animali e soprattutto dei maiali. I piatti a base di castagne appartengono alla tradizione contadina, profumano di genuinità, di amore per la convivialità e ricordano le abitudini di un tempo scandite dal ritmo delle stagioni. Tante sono le ricette con questo frutto tipicamente autunnale , dall'antipasto al dolce. Queste zeppole da noi si preparano, come vuole la tradizione, le vigilia di Natale.

Ingredienti
300 gr di faina di castagne
150 gr di farina oo
acqua q.b.
un pizzico di sale
un pò di lievito di birra
olio per friggere
zucchero al velo
miele di castagno

Preparazione
Su un piano di lavoro versate le due farine, fate una fontanella al centro e unitevi il lievito sciolto in acqua tiepida e il sale. Impastate e lasciate lievitare. Con le mani unte d'olio formate delle ciambelle  sottili col buco e mettetele a friggere in una padella con olio bollente. Quando la pasta inizierà a dorare, toglietele e asciugate l'olio in eccesso con carta assorbente. Cospargete infine le zeppole con zucchero a velo. Se preferite, fate come ho fatto io, gustatele con il miele.
 Di castagno, naturalmente!


Con questa ricetta partecipo all'MTC di Novembre

giovedì 21 novembre 2013

Cucuzza spinusa in agrodolce



 I nostri orti  sono pieni di questo ortaggio e noi lo consumiamo soprattutto lesso o fritto,  ma ho scoperto che è ottimo anche per la preparazione di dolci. Se andate su Wikipedia scoprirete che questa pianta rampicante è arrivata fino a noi ad opera dei Conquistadores, dalle coste dell'America centrale e del Messico si è poi diffusa in tutta Europa fino a scomparire con l'avvento del consumismo. Il suo vero nome è Chayote, ma è conosciuta come patata spinosa e zucchina spinosa a causa delle spine di cui è ricoperta. E' un ortaggio ricco di aminoacidi, di vitamina C e il suo consumo previene l'arteriosclerosi e l'ipertensione. Perciò, care amiche, non trascuriamo questo frutto!
Come al solito per tanto tempo non l'ho mangiata ( il suo sapore dolciastro non era di mio gradimento) , adesso la cucino spesso ed ho convinto anche il mio restio marito a gustarla. L'altro giorno , visto che ne avevano regalato alcune, le ho utilizzate ......
Ingredienti
zucchine spinose
olio d'oliva
aceto bianco
aglio
peperoncino piccante
menta
basilico
zucchero
sale

Preparazione  
Per prima cosa armatevi di un paio di guanti per togliere la buccia esterna delle zucchine.


 Lavatele, tagliatele a metà, estraete l'osso centrale e tagliatele a fettine sottili. Salatele e lasciatele perdere l'acqua di vegetazione per mezz'ora.

 Asciugatele con carta da cucina e friggetele in olio bollente finchè prenderanno un bel colore dorato. Scolatele e fatele perdere l'unto in eccesso  su carta assorbente.


 Tagliate lo spicchio d'aglio a listarelle, il peperoncino e spezzettate le foglie di menta e di basilico. 


Rimettete la padella con l'olio sul fuoco, aggiungete un cucchiaio di zucchero e infine sfumate con mezzo bicchiere di aceto. Adagiate le fettine  in un piatto, cospargetele con un pizzico di sale, gli odori e ripetete gli strati. Su tutto versate infine l'olio agrodolce bollente.
 E' consigliabile far riposare il piatto almeno per una giornata, così le zucchine saranno più gustose.
 Si mangia freddo e può durare anche una settimana se tenuto in frigo.

sabato 16 novembre 2013

Torta vysyvanka

E' un dolce ucraino e l'ho scoperto facendo zapping in un caldo pomeriggio estivo. Certamente non è una torta da consumare sotto il solleone ed infatti la signora spiegava che  essendo abbastanza calorica loro la preparano in inverno, di solito per le feste di Natale, e che i vari strati, con il loro colore, simboleggiano la sua terra ricoperta dalla neve. Ascoltarla è stato veramente interessante ed emozionante, giacchè dagli occhi e dalle parole della signora traspariva tutto l'amore per il suo paese.
Vi posto sia la ricetta originale, sia la mia versione " riveduta e corretta". Ho usato soltanto burro, diminuendone un pò la quantità; ho preferito il cioccolato  perchè con la frutta secca si sposa meglio e la marmellata di uva fragola che ho fatto io. Infine per accontentare gli altri commensali  ho tolto l'uva passa, anche se io ne sono ghiotta.



Ingredienti
500 gr di farina oo
1 bicchiere di zucchero
3 uova
120 di burro                                                       

120 di margarina
2 cucchiai di jogurt                                           
1bustina di lievito 
2 cucchiai colmi di cacao amaro                    

250 gr di marmellata di prugne                     
una manciata di noci tritate
una manciata di uva sultanina ammollata in acqua
       
La mia versione  
500 gr di farina oo
200 gr di zucchero di canna
3 uova
200 gr di burro Vallè
2 cucchiai di latte
1 bustina di lievito
250 gr di marmallata d'uva fragola  
100 gr di noci e nocciole tritate con un cucchiaio di zucchero di canna.
50 gr di cioccolato fondente
una noce di burro

Preparazione
Separate i rossi dai bianchi e  sbatteteli con lo zucchero. I bianchi metteteli in frigo. Impastate la farina con il burro, il lievito e il latte e quando il burro è ben amalgamato unite l'impasto al composto di uova e zucchero. Ottenuto un panetto morbido e compatto dividetelo in tre parti. In una parte aggiungete il cioccolato sciolto in una noce di burro,amalgamatelo per bene e poi mettete questo parte più una bianca nel congelatore per qualche minuto. Prendete una tortiera  da 24 cm,  imburratela e infarinatela e poi foderatela con la pasta bianca. Spalmate sopra la marmellata. Togliete dal congelatore la pasta al cioccolato e grattugiatela sopra la marmellata.


 Adesso montate a neve i bianchi e fatene uno strato. Sopra spargete le noci e le nocciole tritate e infine grattugiate la pasta bianca.


 Infornate  180°  per 30 minuti circa. Se la superficie dovesse colorirsi troppo ricoprite con carta forno.  Una volta sfornata  datele una spolverata di zucchero a velo.


Tagliandola si notano i colori dei diversi strati.


Con questa ricetta partecipo al contest Le torte della domenica del blog Lecosine buone  
  
    

martedì 12 novembre 2013

Minestra di cicoria e fagioli



Sempre dell'idea che i piatti della tradizione vanno riscoperti e riproposti, oggi vi propongo questa minestra molto saporita e molto salutare. La cicoria, infatti, assieme ai fagioli contiene molte vitamine ed ha un'azione depurativa e sgonfiante. Il segreto della bontà di questa erba di campo sta in quel suo sapore amarognolo che dona una nota particolare ai piatti.

Ingredienti
1 kg di cicoria
500 gr di fagioli secchi
olio d'oliva
uno spicchio d'aglio
peperoncino piccante
sale qb

Preparazione
Lessate i fagioli possibilmente in un contenitore di terracotta,  dopo averli messi  a bagno per una  notte.

 Pulite la cicoria e lessatela.


 Strizzatela con le mani e fatela saltare nella padella in cui avrete fatto imbiondire con l'olio lo spicchio d'aglio e il peperoncino. Aggiungete quindi i fagioli, un mestolo d'acqua calda e regolate di sale. Fate cuocere a fuoco moderato per 20 minuti, poi spegnete e fate riposare. La minestra sarà così più buona.


Se la mangiate il giorno dopo sarà ancora più gustosa! E' quella che noi chiamiamo minestra "scarfata ", cioè riscaldata.

mercoledì 6 novembre 2013

Filoncini di grano duro








Da sempre il pane è l'emblema dell'alimentazione popolare. In Calabria è una tradizione che risale nella notte dei tempi e  ancora oggi sono tante le  donne che preparano " u pani e casa" e lo cuociono "ntro cocipani" ( forno a legna ) La particolarità di questo pane è la lunga lievitazione, infatti si impasta la sera prima e si fa lievitare sotto le coperte di lana  per tutta la notte. Inoltre si mantiene morbido per parecchi giorni se conservato bene.
Il mio pane certamente è ben diverso: sto cercando di imparare leggendo di qua e di là, ma soprattutto ascoltando quelle donne che ancora impastano. Spero un giorno di sfornare un pane che sia veramente all'altezza del nome che porta. Per adesso mi accontento e del profumo che si sparge per la casa e del sapore che provo addentando i miei filoncini.

Ingredienti
1 kg di farina di grano duro rimacinata
metà cubetto di lievito di birra
sale
2 cucchiai di olio evo
acqua qb

Preparazione
Impastate 250 gr di farina con il lievito sciolto in dell'acqua tiepida. Formate un panetto morbido e mettetelo a lievitare in un luogo caldo ben coperto. 

  
Quando è raddoppiato di volume procedete così: versate la restante  farina in una ciotola capiente, fate la fontanella e mettete il panetto lievitato sciolto con un pò di acqua tiepida, un pizzico di sale e l'olio. Impastate in modo energico, rigirando la pasta più volte ( mia nonna usava i pugni ), aggiungendo altra farina se necessario, fintanto che non avrete un panetto compatto ed elastico che non si appiccicherà più alle mani.


 A questo punto date alla pasta la forma che volete, praticando anche dei tagli in diagonale o una croce se avete formato un panetto.  Lasciate lievitare per almeno due ore, finchè non raddoppierà di volume.


Infornate i filoncini in forno statico già caldo a 200° per 40/50 minuti. Sfornateli e lasciateli raffreddare dentro un panno pulito.