Una volta assaggiata ve ne innamorerete. La Crostata ricotta e arancia è infatti qualcosa di unico e goloso. Un guscio friabile racchiude un ripieno cremoso al profumo d'arancia che ricorda i sapori e i profumi indimenticabili della cucina di nonna.
Ingredienti
Per la frolla:
250 gr di farina 00
120 gr di margarina
120 di zucchero semolato
1 uovo
1/2 bustina di lievito
1 arancia
Per la farcia
500 gr di ricotta di pecora ( la preferisco )
200 gr di zucchero
2 tuorli
1 cucchiaino di amido di mais
il succo di un'arancia
Per decorare:
marmellata d'arance
Preparazione
Per prima cosa preparate la frolla: in una ciotola versate la farina, lo zucchero, il lievito, la scorza grattugiata dell'arancia e la margarina. Impastate leggermente e poi unite l'uovo e il succo di metà arancia. Lavorate fino ad avere un impasto omogeneo. Avvolgetelo nella pellicola trasparente e fatelo riposare in frigo per 30 minuti.
Nel frattempo preparate la farcia mescolando la ricotta con lo zucchero, l'amido di mais, i tuorli e il succo dell'arancia.
Stendete la pasta frolla su una spianatoia infarinata e foderate con essa il fondo e i bordi di una tortiera ( 22/24 cm ) imburrata e infarinata. Bucherellate tutta la superficie con i rebbi di una forchetta e versatevi la farcia.
Cuocete la crostata nel forno preriscaldato a 180° per 30/35 minuti ( regolatevi con il vostro forno ). Una volta fredda estraetela dallo stampo e ricopritela con una glassa preparata con la marmellata d'arancia sciolta a caldo con un pò d'acqua.
Il maiale è stato per secoli la dispensa dei calabresi. Non c'era famiglia infatti che non avesse un porcile dove il maiale era allevato con gli avanzi di cibo e le ghiande raccolte nei boschi. E grande era la soddisfazione dei proprietari nel vederlo ingrassare giorno dopo giorno e pregustare così tutto il ben di Dio che si poteva ottenere dalla sua macellazione.
Un vecchio proverbio recita: "Ortu e porcu risuscitanu u mortu" e infatti la campagna e l'allevamento del maiale assicuravano a tante famiglie tutte quelle provviste indispensabili per fronteggiare il lungo inverno e i periodi di magra. Niente veniva buttato, tutto poteva servire e così anche le costate venivano ricoperte di sale e peperoncino dolce e piccante e dopo un periodo di riposo si mettevano a stagionare in un luogo fresco ed asciutto. Si usavano poi per rendere minestre e sughi più sostanziosi e saporiti.
Ancora oggi nei paesi dell'entroterra i contadini usano allevare i maiali e così è possibile avere dei salumi fatti ancora artigianalmente e capaci di farti rivivere i sapori di un tempo.
La ricetta come ben capite è quella della nonna, è alla portata di tutti, ma richiede del tempo per la cottura lunga e dolce. Quindi ve la sconsiglio se avete poco tempo.
Ingredienti
1/2 di costata sotto sale con l'osso
2 cipollotti
1 spicchio d'aglio
1 l di salsa fatta in casa
1 peperoncino piccante
1 cotica già lessata
trito di pane aromatico ( pane raffermo, pecorino, prezzemolo, aglio )
foglie di basilico
olio evo
sale q.b.
Preparazione
La sera precedente mettete la costata in ammollo e lasciatela per tutta la notte. Questa operazione serve per togliere tutto il sale. L'indomani asciugatela e dividete le costole.
Preparate l'involtino: allargate la cotica e farcitela con il pane aromatizzato e un filo d'olio evo. Arrotolatela e legate l'involtino con dello spago da cucina.
In una pentola di coccio mettete il cipollotto tagliato a rondelle, l'aglio, il peperoncino e le costole.
Fate dorare per 5 minuti e poi aggiungete la salsa di pomodoro, un bicchiere di acqua e regolate di sale.
Fate cuocere per 1 ora e 30 minuti circa a fuoco basso e con il coperchio fintanto che il sugo non si sarà ristrettto e la carne non si staccherà dall'osso delle costine.
Usate questo sugo per condire un buon piatto di maccheroni, meglio ancora zitoni rotti, e ricordate che la scarpetta è d'obbligo.
Orgogliosa del mio nuovo stampo non potevo non proporvi una bundt cake. Penso che i più lo sappiano, comunque la bundt cake è una deliziosa torta molto conosciuta nei paesi del Nord Europa e in America che prende il nome dallo stampo utilizzato per la cottura, il bundt pan. Simile allo stampo per ciambelle questo si differenzia per il tubo centrale in grado di diffondere il calore in modo più uniforme e di semplificare così la cottura del dolce.
La preparazione della bundt cake è molto semplice e sul web si trovano tante ricette. Io ho optato per questa con l'olio di semi e lo yogurt, ma al posto di quello greco ho usato uno yogurt al limone. Il risultato è stato una torta dalle profumate note agrumate.
Ingredienti
300 gr di farina 00
200 gr di zucchero
3 uova
250 gr di yogurt al limone
90 ml di olio di semi di girasole
1 bustina di lievito per dolci
buccia di 1 limone
Preparazione
In una ciotola abbastanza capiente versate le uova e lo zucchero e sbatteteli fino ad avere un composto chiaro e spumoso.Versate l'olio a filo e subito dopo lo yogurt. Amalgamate bene e sempre mescolando unite la farina setacciata con il lievito ed infine la buccia del limone grattugiata.
Imburrate ed infarinate il bundt pan e versatevi il composto.
Infornate nel forno già caldo a 180° per 40/45 minuti, fate sempre comunque la prova dello stecchino.
Sfornate la bundt cake e spolverizzatela con zucchero a velo. Io ho preferito questa decorazione alla copertura con la glassa, ma chi vuole può prepararla con dello zucchero a velo e del succo di limone e distribuirla sul dolce lasciandola scivolare sui lati.
Un dolce goloso per rischiarare una giornata uggiosa!
Il Carnevale in Calabria è un trionfo di piatti a base di carne di maiale. E non a caso il personaggio principale delle feste di piazza è 'u nannu Carnalavari, un grosso e grasso fantoccio vestito di tutto punto che ingordo di polpette muore la sera di martedì grasso tra la disperazione di sua moglie, la vecchia e rinsecchita Corajisima, proprio a causa della sua ingordigia.
'U risu 'e l'azata era usanza, nel lametino, prepararlo il martedì grasso, ovvero 'u marti 'e l'azata, cioè dell'alzare, del togliere la carne dalla tavola. Quindi una forma dialettale della parola Carnevale, che come sappiamo significa Carmen levare. Finita l'azata iniziava la Quaresima, quaranta giorni di penitenza e di comportamenti sobri in cui era obbligo non cammararsi, cioè non mangiare la carne. E allora prima che la festa finisse" Panza mia fatti capanna": paste ripiene, polpette rosse e bianche e frittole, il tutto innaffiato da diversi bicchieri di vino. Però niente salsicce e soppressate stagionate. Perchè questi buonissimi salumi chiusi dentro sacchi di juta si potevano mangiare solo la mattina di Pasqua, quando venivano slegate le campane per suonare il Gloria.
Ingredienti
250 gr di riso di Sibari
1/2 l di salsa di pomodoro
1 spicchio d'aglio
1/2 cipolla
1 uovo sodo
150 gr di salsiccia fresca piccante
1 cotica di maiale già sbollentata
caciocavallo
pecorino grattugiato
sale q.b.
olio evo
Preparazione
Rosolate nell'olio evo la salsiccia sbriciolata assieme all'aglio e alla cipolla. Aggiungete poi la cotica tagliata a quadrucci e la salsa di pomodoro e fate cuocere il sugo lentamente.
Bollite il riso in acqua salata e scolatelo quando è al dente. Versatelo nella pentola del sugo e fatelo finire di cuocere. Infine aggiungete il caciocavallo e l'uovo sodo a pezzetti e mantecate il tutto con il pecorino grattugiato.
Se volete potete aggiungere delle polpettine di carne, sempre di maiale però!
'U risu ' l'azata potete gustarlo così oppure versatelo in una tortiera e passatelo in forno a gratinare.
Con il termine Crustuli nel dialetto soveratese indichiamo le chiacchiere salate, una variante dei tradizionali dolci di Carnevale. Ottimi se li gustate con salumi e formaggi, ma buoni anche al naturale, per un aperitivo con gli amici. La ricetta originale prevede la farina 00 ( qui ), ma per questo giovedì grasso ho pensato di prepararli con la farina di grano saraceno addizionata con farina di grano duro, più rustici e più scuri nell'aspetto, però sempre buoni. Certamente per quanti hanno problemi di intollerenza al glutine basta sostituire la farina di grano duro con quella di riso oppure utilizzare unicamente il grano saraceno.
Preparazione
150 gr di farina di grano saraceno
100 gr di farina di grano duro
1 uovo medio
2 cucchiai di olio evo
1 pizzico di sale
acqua q.b.
olio di semi per friggere
Preparazione
In una ciotola versate le farine, fate la classica fontana e versatevi l'olio, l'uovo leggermente sbattuto, il sale e tanta acqua quanto ne serve per avere un impasto liscio e omogeneo.
Avvolgetelo nella pellicola trasparente e fatelo riposare in frigo per un'ora. Stendete poi l'impasto, su un piano infarinato, con il mattarello in una sfoglia sottile e con una rotella dentata tagliatela in strisce.
In una padella fate scaldare abbondante olio di semi e friggete i crustuli poco per volta, girandole a metà cottura. Scolatele e fatele asciugare su un foglio di carta assorbente.
Sono venute bollose e croccanti proprio come piacciono a me!
In questo periodo si polpetta spesso. Eh si, il Carnevale è alle porte e non prepararle porta male. Oggi però niente carne, ma polpette di ricotta al sugo, un secondo piatto tipicamente calabrese.
Un tempo, quando le attività prevalenti erano la pastorizia e l'agricoltura, i tanti che non potevano permettersi spesso l'acquisto della carne sfruttavano tutto quello che avevano a disposizione per preparare piatti genuini e semplici. E la ricotta, di pecora o di mucca, visto l'abbondanza di latte, venne usata per preparare delle squisite ricette, come appunto queste polpette. Ingredienti poveri, a km 0, per un trionfo di sapori! E volendo aggiungete al sugo un pò di nduja e condite la pasta.
Ingredienti
- per le polpette
500 gr di ricotta di pecora
200 gr di pane casareccio raffermo
2 uova
50 gr di pecorino grattugiato
prezzemolo
aglio
sale q.b.
olio evo
- per il sugo
500 ml di salsa di pomodoro
1 cipollotto
olio evo
sale q.b.
Preparazione
In un mixer frullate il pane, il prezzemolo e lo spicchio d'aglio. Mettete la ricotta il una ciotola, schiacciatela con una forchetta e poi uniteci il pane aromatizzato, il pecorino e le uova. Amalgamate bene tutti gli ingredienti e regolate di sale. Fate riposare il composto in frigo e intanto preparate il sugo.
In un tegame versate dell'olio e fate rosolare il cipollotto tritato, aggiungete la salsa, regolate di sale e fate cuocere per 10 minuti circa.
Adesso con le mani bagnate preparate le polpette e tuffatele nel sugo.
Abbassate la fiamma e fatele cuocere per 10 minuti a tegame coperto e senza girarle. Di tanto in tanto copritele con un pò di sugo.
Servite le polpette di ricotta calde, ma vi assicuro che il giorno dopo sono ancora più buone.
2 Febbraio, L'Italia nel piatto: Ricette che scaldano il cuore
E questo è davvero un piatto che scalda il mio cuore e non certo materialmente. Mia mamma è scomparsa già da un anno e come per sua abitudine in questo periodo si accingeva a preparare questo antichissimo salume. Non si tratta, come qualcuno potrebbe pensare, della nduja, il salame piccantissimo originario di Spilinga, ma di un insaccato che si prepara nel soveratese. Sempre seguendo il detto che del maiale non si butta via niente, questo salume viene preparato con le parti meno pregiate dell'animale, stomaco, lingua e altri ritagli di carne. E il nome lo prende proprio dallo stomaco, che nel nostro dialetto viene chiamato nduda. Dopo una stagionatura di almeno 60 giorni la nduda viene consumato cotta. E' quindi Aprile il mese in cui solitamente prepariamo questo piatto. Non trovate certamente la nduda in salumeria, perche' e' un prodotto esclusivamente artigianale che ahime' si sta lentamente perdendo. Quest'anno per la prima volta mi sono cimentata nella sua preparazione, sempre seguendo raccomandazioni di mia mamma.
Preparazione della nduda
Ingredienti: stomaco, lingua e filetto di maiale.
Per una buona riuscita e' necessario che il maiale sia casareccio, perciò recatevi dal vostro macellaio di fiducia. Lavate per bene lo stomaco sotto l'acqua corrente, poi mettetelo in un recipiente con la lingua ( precedentemente spellata ) e ritagli vari di carne ( io ho utilizzato del filetto ). Salate e lasciate in salamoia per qualche giorno avendo cura di girare spesso i pezzi di carne per avere una salatura omogenea. Trascorso tale periodo lavate ed asciugate il tutto. Poi stendete lo stomaco, aromatizzatelo con pepe nero e peperoncino rosso piccante e posatevi sopra la lingua e il filetto. Spolverizzate ancora con le spezie e arrotolate legandolo con dello spago da cucina.
La nduda e' cosi' pronta, adesso va appesa ad una pertica in una stanza fresca ed asciutta per almeno due mesi.
Ingredienti per la minestra
Bieta, cicoria selvatica ed erbe di campo, olio evo, sale q.b.
Per il brodo: carota, sedano, cipollotto, pomodoro maturo, sale q.b.
Nduda stagionata
Preparazione
Pulite la verdura e lessatela in acqua salata. Scolatela.
Sbollentate in una pentola con acqua non salata la nduda, poi trasferitela in un tegame di terracotta nel quale avete versato dell'acqua fredda, aggiungendo una carota, un gambo di sedano, un cipollotto e un pomodoro a pezzetti. Fate cuocere fintanto che la nduda non s'infilzerà con i rebbi della forchetta. Ci vorranno un paio d'ore e occorrerà aggiungere dell'altra acqua tiepida. Niente sale poiche' il salume e' abbastanza saporito.
A cottura ultimata in un tegame capiente fate rosolare uno spicchio d'aglio con olio evo, aggiungete la verdura e qualche mestolo del brodo. Fate stufare per pochi minuti e poi aggiungete la nduda tagliata a fette spesse. Fate insaporire e poi spegnete il fuoco. Lasciate riposare la minestra prima di servirla. Volendo potete aggiungere del pecorino grattugiato.
E adesso andiamo a curiosare nelle altre cucine