giovedì 27 febbraio 2014

Sanguinaccio grosso e chiacchiere




Questa ricetta è stata sicuramente e lo è ancora in parte una delle dolci prelibatezze delle famiglie contadine. E' una ricetta antichissima che risale ai tempi in cui il sangue del maiale, per le sue proprietà nutritive e per la sua preziosità, era considerato quasi sacro, e sacrilego era sprecarne anche solo una goccia. Nelle ricette più antiche non veniva, ovviamente, utilizzato il cioccolato. A me piace seguire la ricetta originale, anche perchè ancora ci sono nel mio comprensorio delle famiglie che allevano i maiali e quindi sono certa della genuinità del prodotto. Immagino le smorfie di alcuni al solo pensiero di mangiare il sangue, ma dovete sapere che nel catanzarese è usanza farcire sia le crostate che i cannoli con il sanguinaccio: una squisita dolcezza!
Che dire, è proprio vero che del maiale non si butta niente, tanto che si riesce a comporre un menu completo dall'antipasto al dolce.

Ingredienti
1/2 di sangue di maiale
1/2 di vino cotto
100 gr di noci
100 gr di uva passa
bucce di mandarino calabrese
Preparazione
Mettete l'uvetta a macerare  con del rum o limoncello. Tritate grossolanamente le noci. Tagliuzzate finemente la buccia di un mandarino. Mettete in una pentola il vino cotto e il sangue già filtrato con un colino sottile o un telo, aggiungete le noci, l'uvetta strizzata e la buccia del mandarino. Amalgamate il tutto e cuocete sul fuoco bassissimo a bagnomaria fino a quando la crema non si sarà addensata e avrà  un colore marrone scuro. Ci vorranno all'incirca 20 minuti, senza mai smettere di mescolare. A piacere, a fine cottura, si può aggiungere un pò di caffè o di limoncello.




Il sanguinaccio, secondo la tradizione, nasce come crema d'accompagnamento ai dolci fritti che si mangiavano prima  del lungo digiuno quaresimale. Ed ecco un bel cesto di chiacchiere, proprio per suggellare questo gustoso binomio e festeggiare degnamente questo giovedì grasso!


P.S. Avete ammirato il mio nuovo look? Tutto merito di Iole. Grazie.

martedì 25 febbraio 2014

Torta arcobaleno



L'avevo vista fare in una rubrica televisiva di cucina e mi aveva attirato subito il suo aspetto, così colorato e così allegro. Ma ricordarne il nome è stata un'impresa abbastanza ardua. Però non mi sono arresa e finalmente  ho scovato la ricetta sotto diversi nomi: torta Arcobaleno, Allegra , Arlecchino. Nomi che riconducono tutti al Carnevale e soprattutto ai bambini. 
La ricetta che vi posto l' ho trovata sul sito di " Ricetta Mania ", buonissima, sofficiosa e di una semplicità unica!

Ingredienti
3 uova
150 gr di zucchero
200 gr di farina 00
100 ml di olio di semi
60 ml di acqua
2 cucchiaini di lievito ( io i bustina )
1 cucchiaio di cacao amaro ( ho aggiunto un pò di Nescafè )
coloranti alimentari a piacere ( io in gel giallo, blu e rosso)
pasta di zucchero
Preparazione
Montate i tuorli e gli albumi in due ciotole diverse ciascuna con 75 gr di zucchero. Unite alla crema di tuorli l'acqua e l'olio e continuate a montare. Incorporate la farina setacciata e il lievito alla crema di tuorli alternandola a cucchiaiate di albume montato a neve. Amalgamate il tutto con movimenti dal basso verso l'alto per non sgonfiare il composto. Quando avrete finito di amalgamare tutti gli ingredienti, dividete il composto in quatto scodelle, nella prima incorporate il cacao e il Nescafè ( sciolti in un pò d'acqua ) e in ciascuna delle restanti un colorante diverso.


Preparate una tortiera da 24 cm imburrata e infarinata e versate i composti a cucchiaiate, alternandoli e versandoli al centro della teglia. Il composto senza smuoverlo si spanderà.



Cuocete la torta in forno già caldo a 180° per 30 minuti. Fate comunque la prova dello stecchino.
Visto che il dolce era destinato a dei bambini, oltre ad una spolverata con zucchero a velo l'ho decorato con delle mascherine e stelle filanti in pasta di zucchero.


Ed ecco come si presenta la torta all'interno.



sabato 22 febbraio 2014

Fegato con la rete





 Ed ecco che ritorna, con questa ricetta, la mia parte verace che predilige i sapori forti, legati alla terra e ai ricordi. Un piatto povero ma ricco di gusto, adatto per questi mesi invernali perchè calorico e pieno di sostanza. Nel periodo dell'uccisione del maiale le interiora venivano in parte consumate dai proprietari del'animale, in parte regalate ai familiari e ai vicini che poi a loro volta ricambiavano. Si creava così una catena alimentare basata soprattutto sull'affetto e sul rispetto reciproco. Se debbo essere sincera le prime volte che mi sono trovata davanti un piatto con fegato o altre interiora l' ho guardato con sconcerto, per non dire con una smorfia. Poi piano piano ho scoperto il suo sapore deciso e ricco, unico nel suo genere, tanto che oggi in casa mia lo gustiamo tutti. Certamente l'aggiunta della rete, che non è altro che una membrana reticolata che ricopre l'intestino del maiale, rende il piatto molto saporito visto che con il calore si scioglie e compenetra la polpa del fegato rendendolo anche molto più morbido.

Ingredienti
fegato di maiale
rete di maiale
foglie di alloro
sale qb
Preparazione
Per prima cosa lavate la rete con acqua fredda, poi asciugatela, stendetela e tagliatela a pezzi.
Tagliate il fegato in  fettine più o meno uguali. Avvolgetele uno per uno nella rete insieme ad una o più foglie d'alloro.



Cuocetele in una padella antiaderente a fuoco dolce finchè non si sono completamente rosolate ( io non ho aggiunto olio perchè la rete rilascia già abbastanza condimento).
Salate a fine cottura e servite il fegato caldissimo con fettine di limone.



giovedì 20 febbraio 2014

Spaghetti carciofi e pancetta




Era da tanto tempo che non postavo ricette di primi piatti e ho quindi cercato di rimediare con questi spaghetti che in famiglia piacciono a tutti. I carciofi che ho comprato sono tenerissimi e , cosa molto importante, sono a km 0, infatti nel mio comprensorio ne esistono diverse coltivazioni.
Il piatto non soltanto è gustoso, ma è semplice, leggero e veloce da preparare. 
Ingredienti
5 carciofi
1 scalogno
50 gr di pancetta arrotolata
300 gr di spaghetti
prezzemolo
sugna
pecorino fresco piccante
sale e pepe q.b.
Preparazione
Tagliate una parte del gambo dei carciofi, scartate le foglie esterne più dure, spuntateli e divideteli a metà. Togliete il fieno interno e tagliateli a spicchietti lasciandoli per un pò di tempo in acqua acidulata al succo di limone. Scaldate la sugna in una padella e fate appassire lo scalogno insieme alla pancetta tagliata grossolanamente.  Unitevi quindi i carciofi scolati e fateli insaporire per un paio di minuti. Salate, pepate, bagnate con un mestolo d'acqua, incoperchiate e lasciate cuocere a fuoco dolce per 20 minuti circa fino a quando i carciofi saranno teneri ma non sfatti.
Cuocete gli spaghetti, scolateli al dente e fateli saltare per qualche minuto nel condimento di carciofi e pancetta.  Servitela pasta con del prezzemolo tritato e del pecorino fresco grattugiato sottilmente.



A me piace così, tanti carciofi e poca pasta!!!!

domenica 16 febbraio 2014

Crucette



Con questo nome in Calabria indichiamo i fichi fatti appassire al sole e poi farciti con frutta secca. La preparazione dei " fichi chini "  già conosciuta nell'antica Roma fu ripresa nel  Medioevo dove, probabilmente grazie alla creatività di alcune monache, presero la forma di una croce cristiana, ottenuta incrociando e sovrapponendo quattro fichi secchi aperti a metà. Oggi come ieri le crucette  sono una delle tante prelibatezze, semplici ma dal gusto genuino, che si preparano per il Natale quasi a perpetuare una tradizione  che si tramanda di generazione in generazione.
Consumati al naturale o " acconzati " ( farciti ) sono un alimento salutare ricco di ferro, potassio, fibre, vitamina A e B, non per niente una volta  i contadini impegnati nelle dure giornate di lavoro nei campi li mangiavano nei momenti in cui le energie avevano bisogno di essere ricaricate. Come vedete, quindi, l'espressione " vali quanto un fico secco " è totalmente errata.

Ingredienti
fichi secchi bianchi e polposi, noci, scorze di mandarini calabresi, zucchero a velo aromatizzato con cannella, foglie di alloro.
Io non amo molto le spezie, mi piace sentire il profumo dei fichi e del mandarino, motivo per cui non ho usato la cannella.

Preparazione
Sgusciate e tritate grossolanamente le noci.


Grattugiate le scorze di mandarino.


 Ammorbidite con le mani i fichi e poi tagliateli a metà partendo dal basso ma lasciandoli uniti dal peduncolo.


 Per ogni crocetta servono quattro fichi, possibilmente della stessa dimensione. Incrociate due fichi ben aperti tenendo l'interno rivolto verso l'alto. Farciteli con le noci e le scorze di mandarino e ponete su di essi gli altri due fichi aperti incrociandoli e premendoli per bene, affinchè aderiscano ai due sottostanti.


 Mettete le crocette su una placca ricoperta di carta forno in forno moderato per 10-15 minuti circa o finchè non diventano di un bel colore lucido e dorato. Tolte dal forno spolverizzatele con zucchero aromatizzato e fatele raffreddare prima di consumarle.


Si possono conservare  per parecchi mesi  in una scatola di latta rivestita di carta forno alternando le crocette con foglie d'alloro e bucce di mandarino e limone.

giovedì 13 febbraio 2014

Uova con "ciculidi "




Questo è il periodo giusto per condividere con voi tutti questo tipico piatto calabrese, appartenente alla cultura contadina che prevedeva la lavorazione di tutte le parti del maiale..
I  ciculidi, o curcuci, o frisulimiti o "rimasugghji " a seconda della zona , non sono altro che un amalgama di grasso e pezzetti di carne .  Si presentano con un color marroncino più o meno intenso, sono molto saporiti, ma anche ricchi di grasso per cui vi consiglio di consumarli con moderazione. Si possono gustare su del pane caldo, nella pitta, con la pasta o con l'uovo. Il piatto di oggi è  particolarmente gustoso e  vale la pena di provarlo almeno una volta all'anno.

Ingredienti
due uova,
due cucchiai di " ciculidi " ad uovo
crostini di pane 
Preparazione
Fate sciogliere in un padellino i "ciculidi " a fuoco lento.



Aggiungete le uova irrorandoli col grasso sciolto finchè gli albumi non si rapprenderanno. Non  occorre salare perchè i " ciculidi " sono abbastanza saporiti.
Servite con crostini di pane e del peperoncino piccante in polvere se vi piace.




venerdì 7 febbraio 2014

Torta integrale di mele




Oggi senza pensarci su due volte ho deciso di preparare questa torta  che mi tenta già da tanto tempo. Mai usato farina integrale per i dolci, immaginavo non so perchè torte asciutte e piatte. Insomma immangiabili. Invece mi sono dovuta ricredere, la torta è lievitata benissimo, è soffice e zuccherata quanto basta. La ricetta originale prevede anche pinoli e uva passa, che io non ho aggiunto perchè non piacciono a tutti.

Ingredienti
100 gr di farina integrale
100 gr di farina 00
100 gr di burro ( io margarina )
3 uova
3 cucchiai di miele (io Mielito limone )
1 bustina di lievito
5 mele
1 cucchiaio di zucchero di canna
il succo e la scorza di un limone

Preparazione
Sbucciate le mele, tagliatele a tocchetti, cospargetele con lo zucchero di canna e lasciatele a bagno nel succo di limone. Lavorate burro e miele per ottenere un composto spumoso cui unirete le uova uno alla volta. Mescolate farine e lievito e unitevi un pizzico di sale e la scorza del limone grattugiata.
Versate le mele con tutto il succo e amalgamate il tutto. Imburrate e infarinate uno stampo, versatevi l'impasto, spolverizzate con un pò di zucchero, distribuite dei fiocchetti di burro e infornate nel forno preriscaldato per 30 minuti a 180°.











PS: i mieliti sono preparati alimentari a base di miele con l'aggiunta di altri prodotti dell'alveare come propoli, polline e pappa reale; oppure con l'aggiunta di pasta di frutta, come arancia, limone o fragola. E' un nuovo modo di gustare il miele!

martedì 4 febbraio 2014

Metti una sera a cena: pruppuni e...




Ecco una    pietanza  della    nostra  tradizione preparata con alcune parti del maiale come le   zampe, le ossa , le cotenne, il gamboncello, la testa, le orecchie e il muso perchè nella cucina povera non si buttava via niente. Era il piatto forte  della  cena conviviale che concludeva la saga dell'uccisione dell'animale e la conseguente trasformazione della carne in salsicce, soppressate, capicolli e pancette. Tutti i pezzi , secondo un ordine di cottura, venivano messi in un grosso pentolone " a coddara " sul fuoco e dopo una lunga e lenta cottura  erano pronti per essere gustati insieme a sottaceti , verdure lesse e  un buon bicchiere di vino rosso.
In casa dei miei nonni l'uccisione dei maiali era una grande festa.  Nonni, zii , amici, tutti insieme per lavorare , chiacchierare ed assaggiare i piatti che man mano venivano preparati. Ricordo che dopo la salatura della carne  ( tagliata a mano! ), 40 gr di sale per le soppressate e 30 gr per le salsicce, zia Maria  ne soffriggeva un pò in una padella per saggiarne la sapidità. Un sapore unico! 
 Anche noi piccoli avevamo un compito: tagliare la carne, bucherellare i salami, girare il sanguinaccio sul fuoco e... far disperare i grandi.
 Alla fine del faticoso lavoro tutti a gustare i " pruppuni", ma....se a lavorare c'era stato pure zio Gianni te li potevi scordare, perchè nella "coddara " trovavi solo ossa e pochissima carne. Per lui erano prioritari i salami e quindi dalle sue mani le ossa uscivano pulite pulite!
Ricordi indelebili questi, racchiusi nel cassetto della memoria; ricordi che parlano di persone care e  di un periodo spensierato della vita; ricordi che rischiano di essere soltanto...nostalgici ricordi. E allora perchè non organizzare una cena con amici e familiari per ri...gustare i sapori e i profumi di un tempo? 
Pruppuni
Dal mio macellaio di fiducia ho comprato dei gamboncelli, dei piedini, delle cotiche, delle costatine e delle ossa. Li ho fiammeggiati, raschiati, puliti per bene e lasciati nell'acqua fredda per tutta la notte. L'indomani mattina li ho messi in una pentola abbastanza capiente con acqua fredda salata e li ho lasciati bollire per alcune ore. Le cotiche, ormai diventate " frittuli" hanno bisogno di tempi di cottura minori. 
Ed ecco il piatto finito, pronto per essere gustato con il succo dei limoni.
                                                                                        



Come accompagnamento altre specialità calabresi: salsiccia e caciocavallo

Sottaceti: melanzane, peperoni e cipolle ( la ricetta la trovate qui )


Pipi e patati


Niente pane, ma una focaccia di grano duro con ciculidi  o frisulimiti


Non potevano certo mancare le polpette, rigorosamente in bianco! ( qui )


E per finire in dolcezza una fetta di crostata di ricotta.