sabato 26 aprile 2014

La Cunfrunta e la fiera di Galilea



In occasione delle festività pasquali Soverato Superiore diventa la location delle tradizioni della Cumprunta e della Galilea. Riti, tramandati da secoli, che suscitano sempre tanta commozione e in cui si fondono religiosità e folklore.
Domenica mattina, alle 11,00 in punto, tutti nella piazza principale per assistere alla Cumprunta, l'incontro tra Maria e il Cristo Risorto. San Giovanni porta per ben tre volte la " buona novella" alla Madonna che, vestita a lutto, si muove per andare incontro al Figlio Risorto. Appena lo vede lascia cadere il mantello nero e si fa vedere spendente nel suo abito azzurro. L'incontro tra Madre e Figlio, anche se visto tante volte, è sempre commovente e a renderlo tale contribuiscono pure le campane che suonano a festa e le note liete della banda della città.


Martedì il trittico viene portato in processione nella marina. E' questa una tradizione antichissima che viene ancora rispettata e che ha lo scopo di riannodare il legame sacro tra la collina e il mare. Ma in serata i Santi ritornano e debbono ritornare nella chiesa matrice dalla quale sono partiti, altrimenti potrebbe succedere qualche sciagura ( così ci è stato tramandato ).
In questo giorno si svolge anche una storica fiera, che inizia il Lunedì dell'Angelo. Sono tante le persone che provenienti dall'hinterland soveratese si riversano nella cittadina jonica per curiosare ed acquistare. Certamente con il passare degli anni ha perso la sua tipicità divenendo una fiera globale, ma è possibile ammirare le ceramiche artistiche provenienti da Squillace e da Seminara e i mobili in vimini realizzati dai maestri di Soriano, un paesino delle Serre calabresi. Per non parlare poi delle nostre squisitezze alimentari. Insomma una passeggiata tra le bancarelle è d'obbligo, nonostante la grande confusione che vi regna. Per noi soveratani fare pasquetta significa proprio andare alla fiera, lo era una volta e lo è adesso.  Il pranzo si può consumare nei tanti ristoranti e nelle  pizzerie, ma se il tempo è bello l'ideale è fare il picnic sulla spiaggia. I nostri nonni facevano così, in attesa di risalire al paese con le statue si recavano sulla spiaggia per mangiare pane, salame e quanto altro le donne avevano portato nelle ceste. Il divertimento pure non mancava, oggi ci sono le giostre, ieri c'era l'albero della cuccagna sulla cui sommità erano appesi prodotti caserecci che naturalmente facevano gola a tanti. Ma prenderli era arduo, perchè il palo era scivoloso a causa del grasso di maiale chi vi si spalmava!
L'orgoglio, la fierezza delle proprie tradizioni e il desiderio di continuità fanno sì che ogni anno queste manifestazioni vengano rievocate grazie all'impegno e all'entusiasmo dei giovani che certamente possono contare sull'aiuto e l'esperienza dei più anziani.


giovedì 17 aprile 2014

Cuzzupe e ancora cuzzupe, però queste sono le " Suveratane".





La cuzzupa è il nome del dolce che ha caratterizzato la mia infanzia ( e credo che lo farà per tutta la vita ) e non volevo perdere altro tempo per farvi conoscere la ricetta. Diversamente dalle cuzzupe del post precedente questo è un dolce lievitato che si usa preparare nel territorio soveratese. Oggi, anche in mancanza dei forni a legna, non c'è famiglia che non le prepari. E' una tradizione che si tramanda da madre in figlia  e alla quale nessuno rinuncia. Adesso però utilizziamo il lievito di birra, per sveltire i tempi, anche se tante donne usano ancora il lievito madre. Io ricordo che alcuni anni le cuzzupe tardavano a lievitare, allora si metteva nella stanza un bel braciere acceso e si coprivano le cuzzupe con tante coperte per dare più calore. E allora succedeva che nel bel mezzo della notte ci si doveva alzare dal letto perchè le cuzzupe erano pronte e bisognava accendere " u cocipani". Per noi piccoli era un'esperienza indescrivibile, da non perdere per niente al mondo. In fila indiana portavamo le cuzzupe "ntro crivu" fino alla bocca del forno per consegnarle a zia Concetta che provvedeva ad infornarle. E poi, che gioia assaggiare le nostre cuzzupe , dalle forme particolari, ancora calde! E' qualcosa a cui non rinuncio nemmeno adesso.
Diversamente dalla ricetta antica io ho aggiunto una ulteriore lievitazione per avere delle cuzzupe più morbide.
Pronti a sprcarvi di farina?

I° lievito
400 gr di farina 00
un cubetto di lievito di birra
acqua qb
Impastate il tutto ( io faccio un impasto abbastanza morbido ) e lasciate lievitare per 10/12 ore.



II° impasto
700 gr di farina, 350 gr di zucchero, 7 uova, 100 gr di sugna, buccia di un limone grattugiata.
 Mettete la farina in una ciotola capiente , aggiungete al centro le uova sbattute leggermente, lo zucchero, la sugna sciolta ancora tiepida, la buccia di limone, un pizzico di sale e il lievitino. Impastate energicamente il tutto in modo che l'impasto risulti leggermente morbido e lucido. L'impasto potrebbe necessitare di più farina, dipende anche dalla grandezza delle uova. Lavoratelo con i pugni per 10 minuti circa e poi lasciate lievitare per il tempo necessario.


III° impasto
Una volta pronto l'impasto formate delle ciambelle o altre forme, copritele e fatele lievitare ancora.


Noi usiamo mettere un pò d'impasto in un bicchiere d'acqua, se galleggia la lievitazione è pronta.



 Appena lievitate spennellatele con un uovo sbattuto e infornatele in forno preriscaldato a 170° per 20/25 minuti.  



Che bontà e che profumi! Da provare almeno una volta.
Mi scuso se in qualche passaggio non sono stata chiara, ma per tante cose mia mamma va ad occhio e a tatto e io faccio lo stesso.

Un abbinamento particolare: cuzzupa e salsiccia, naturalmente calabrese!

Con questa ricetta partecipo al contest L'Italia nel piatto









martedì 8 aprile 2014

La cuzzupa e la tradizione





Non c'è calabrese che, ancora oggi durante le festività pasquali, non voglia degustare " a cuzzupa", il dolce tradizionale per eccellenza che arricchisce da sempre le nostre tavole nel giorno di Pasqua. Durante la Settimana Santa oltre a partecipare ai diversi riti religiosi , ci si dedica alla preparazione dei dolci tradizionali,  molto gustosi e dal grande valore simbolico. La loro origine si perde nella notte dei tempi. Anticamente la cuzzupa veniva usata come pane per il viaggio in memoria dell'esodo degli Ebrei dall'Egitto. Era un dolce povero che veniva preparato con farina di grano e zucchero, ma spesso questi ingredienti inaccessibili ai più venivano sostituiti con farina di granturco e mosto cotto o miele di fichi. Caratteristica di questo dolce è la presenza delle uova come simbolo della rinascita, della fecondità e della forza rigeneratrice. Il Venerdì Santo, si racconta che,  la preparazione delle cuzzupe veniva sospesa perchè era vietato mangiare carne e manipolare prodotti di origine animale, come la sugna, ingrediente indispensabile per la loro preparazione. Anche il lievito naturale " u lavatu "  era necessario per la loro preparazione e lo scambio di questo prodotto  fra parenti e vicini di casa, creava un circuito di condivisione. Chi aveva donato il lievito riceveva il dolce. In questo modo oltretutto si potevano gustare sempre le cuzzupe appena uscite dal forno. Le nostre nonne si sbizzarrivano a modellare varie forme, c'era il cestino per le bambine, la esse, la treccia, ma la più apprezzata era la corona con 7 uova che doveva essere regalata al fidanzato , perchè il numero 7 era considerato il simbolo del legame e della stabilità. Quella di oggi è la cuzzupa catanzarese, diversa come impasto dalla cuzzupa che facciamo a Soverato.  Si tratta infatti di una pasta molto simile alla frolla come consistenza, molto friabile. Questi biscottoni proposti in forme fantasiose e decorati con uova sono ottimi da mangiare così oppure inzuppati nel latte.
Ingredienti
1 kg di farina circa
400 gr di zucchero
6 uova + alcune per decorare e spennellare
200 gr di sugna oppure olio evo.
100 di latte
2 bustine di lievito
buccia grattugiata di 2 limoni 
Preparazione
Sbattete le uova con lo zucchero, aggiungete il latte e la sugna sciolta.



 In una ciotola a parte setacciate la farina con il lievito, aggiungete la buccia grattugiate dei limoni e gradualmente incorporate gli ingredienti liquidi.



 Lavorate il tutto cercando di ottenere un impasto morbido ed elastico. A questo punto potete dare sfogo alla vostra fantasia, ma sempre nel rispetto della tradizione, modellando le cuzzupe. Prima di infornare a 180° per 20/30 minuti, spennellate con un uovo sbattuto con un pò di zucchero.



 Se desiderate potete aggiungere i coriandolini di zucchero.  Nella tradizione catanzarese le cuzzupe sono ricoperte con l' " annaspo ", una miscela di acqua e zucchero.




Scusate la lunghezza del post, ma lo sapete che amo le tradizioni e mi piace trasmetterle. Sono la nostra identità, il nostro passato, ma debbono essere soprattutto lo stimolo per andare avanti e costruire un futuro migliore.




venerdì 4 aprile 2014

" u suffrittu ", soffritto d'interiora d'agnello





Di norma per soffritto si intende un battuto di cipolla , sedano e carota utilizzato per la preparazione di diversi piatti. In Calabria però il soffritto o per meglio dire " u suffrittu " è tutt'altra cosa. Consiste in un piatto completo, appetitoso , a base di interiora di vitello, maiale, capretto o agnello. Il soffritto d'agnello è  un piatto antico,  appartenente alla tradizione contadina e si  preparava durante il periodo pasquale quando venivano macellati gli animali, ma..era un piatto per pochi. Infatti i nobili compravano la carne disdegnando le interiora che quindi venivano consumate dalla povera gente.
Ingredienti
500 interiora d'agnello: cuore, polmoni, fegato,milza
200 di polpa di pomodoro
2 cipolle rosse di Tropea
1 peperoncino piccante
olio evo
sale qb
foglie d'alloro 
vino bianco
Per le interiora rivolgetevi al vostro macellaio di fiducia, devono essere fresche. Abbondate con la cipolla e il peperoncino, meno nel pomodoro. Il piatto deve avere un colore rosato e non rosso.



Preparazione
Pulite le interiora e tagliatele a tocchetti. Sminuzzate le cipolle e fatele rosolare nell'olio, poi versate le interiora e soffriggete il tutto ad eccezione del fegato che aggiungerete alla fine. Lasciate cuocere a fiamma dolce, finchè non evapora tutta l'acqua che fuoriesce dalla carne. 



A quel punto versate il vino, alzate la fiamma e fate sfumare. Unite il pomodoro, l'alloro, il sale,  il peperoncino e un bicchiere d'acqua calda. Mescolate e fate cuocere a fuoco lento. Quando la carne è cotta unite il fegato che lascerete cuocere solo per pochi minuti. Servite caldo. E' d'obbligo accompagnare questo piatto con un buon bicchiere di vino rosso. Come contorno potete scegliere una polenta nel periodo invernale oppure delle verdure lesse. 











martedì 1 aprile 2014

La mia torta tiramisù






E' davvero un classico irresistibile, morbida e golosa, che senza dubbio metto al primo posto tra i dolci che amo. Un dolce peccato di gola che ogni tanto è bene concedersi, anche se forse ho esagerato un pò. Infatti oltre al mascarpone e alla panna, come base ho utilizzato una sofficissima  torta nutellosa! 
Ingredienti
Per la torta alla nutella ( trovata sulla rete )
200 gr di farina
150 gr di zucchero
3 uova
200 ml di latte
1 bustina di lievito 
3 cucchiai di nutella
Per la crema
250 gr di mascarpone
250 gr di panna
3 tuorli
100 gr di zucchero
marsala
Per guarnire
cioccolato fondente
briciole della torta
Bagna
caffè
marsala
zucchero
Preparazione
In una ciotola sbattete le uova con lo zucchero fino ad avere un composto chiaro e spumoso, unite quindi il latte e successivamente un pizzico di sale e la farina setacciata con il lievito. Aggiungete i 3 cucchiai di nutella e mescolate bene . Imburrate e infarinate una tortiera e versatevi il composto. Infornate in forno preriscaldato per 30 minuti a 180°.



La crema vi consiglio di prepararla il giorno prima e di tenerla in frigo. Montate a lungo i tuorli con lo zucchero, il composto deve essere biancastro e spumoso, aggiungete un pò di marsala e poi il mascarpone. mescolate bene la crema per amalgamare tutti gli ingredienti. Aggiungete la panna montata precedentemente, amalgamate e riponete in frigo.
Preparate il caffè, zuccheratelo e aggiungete il marsala.
Tagliate in due la torta, inzuppate la base con la bagna, distribuite uno strato di crema e scaglie di cioccolato fondente.



 Chiudete con il secondo strato, inzuppato da entrambi i lati e ricoprite con la stessa crema. Ponete la torta in frigo per almeno un'ora. Ricoprite infine la torta con molliche della stessa e cioccolato grattugiato. Io ho aggiunto anche gocce e codette di cioccolato avanzatemi dalla torta di compleanno.





Devo ammettere che nella decorazione ho ancora tanto e tanto da imparare, però mi consolo perchè la torta è finita in un baleno. Non molto dolce, ma gustosa e morbidissima!